La mia ironia
è un’affermazione con la quale si vuole intendere il contrario di
quanto letteralmente espresso. La si usa nella comunicazione per
scherzo, per denuncia, per testimoniare una seppur temporanea situazione
di difficoltà. Molte volte, serve a rompere il ghiaccio in momenti di
tensione, di imbarazzo, di novità e crea un clima più cordiale,
rilassato, aiuta la comunicazione e crea intesa. Ma è fondamentale
utilizzare l’ironia con chi è in grado di comprenderla, altrimenti perde
di significato.
E’ bene che il fruitore della battuta la
accetti, la gradisca e ne tragga piacere, altrimenti, se impiegata con
chi non la comprende, non l’apprezza o in contesti non adeguati, può
produrre fraintendimento o imbarazzo. Le persone molto semplici e i
bambini non sono sempre in grado di cogliere il doppio senso della frase
e di conseguenza il suo uso risulta, spesso, inappropriato. Anche
Socrate utilizzava l’ironia, si fingeva ignorante con i suoi
interlocutori al fine di costringerli ad approfondire l’argomento
trattato e a scoprire da soli le risposte oltre che la loro stessa
ignoranza.
Oggi l’ironia viene utilizzata per
sdrammatizzare, divertire o anche far ridere di se stessi. L’autoironia
permette a chi la usa di scherzare su di un proprio difetto o su di un
evento non sempre positivo, di cui è o è stato protagonista, facendo
divertire gli altri e permettendo a se stesso di distanziarsi dalla
situazione e vederla con maggiore obiettività.
L’ironia
non svolge più una funzione positiva quando diviene sarcasmo, ossia
un’affermazione sprezzante, irrisoria e amara fatta con l’intenzione di
ferire l’altro, denigrarlo, offenderlo. Il confine tra i due è sottile
ma la finalità e l’esito sono completamente differenti. I due termini
spesso sono utilizzati come sinonimi: ma nell’ironia non c’è
l’intenzione di fare a pezzi l’altro, vi può anche essere
dell’aggressività ma non vi è cattiveria. Sebbene a tutti ogni tanto
scappi una frase sarcastica, in genere coloro che ne fanno largo uso
sono individui con tendenza depressiva e con autostima debole che
reagiscono con rabbia ogni volta che ritengono di essere stati feriti o
denigrati ingiustamente.
L’ironia è una presa in
giro indiretta e celata, bonaria e divertente, accettata dalla società e
molto gradita in determinati contesti. Facendone uso si arricchisce la
comunicazione, dando la possibilità al soggetto che la riceve, di
rispondere o di rilanciare. Con il sarcasmo si
tronca intenzionalmente la comunicazione che, suo malgrado, muore sotto
i colpi del rancore e dell’astio. In genere, chi è bersaglio di
sarcasmo, rimane ammutolito e pugnalato dalla battuta, ma soprattutto
dall’attacco frontale e mortificante che lascia ben intravedere la
sottostante cattiveria. Per questo è meno tollerato dalla comunità.
Sebbene sia il sarcasmo che l’ironia
esprimano una critica, essi si distinguono nell’intenzione, denigratoria
di uno e giocosa dell’altra e nell’emozione che li genera. Mentre l’ironico vuole sdrammatizzare e ridicolizzare ma senza ferire o mortificare, il sarcastico, invece,
ha proprio l’intenzione di disprezzare l’altro e di annientarlo,
guidato dall’astio che prova. Molti sarcastici non sanno di esserlo, si
definiscono ironici, forse perché non sentono o non sono in grado di
sentire quali sentimenti li portano a fare determinate battute; però la
reazione degli altri dovrebbe, col tempo, condurli a comprendere che
ferire e annientare un’altra persona, spinti dalla propria sterile
aggressività, alla lunga non paga.
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