Sono loro che mercoledì 7 gennaio hanno fatto irruzione nella redazione
del settimanale satirico "Charlie Hebdo", uccidendo otto componenti
della redazione, due agenti di polizia e altre due persone. E mentre la
Francia si scopriva esposta ad azioni terroristiche brutali nate dal suo
cuore, non in qualche grotta afghana o in qualche deserto siriano, il
mondo occidentale cominciava con anni di ritardo (nel 2010 io ne parlavo con la nostra frustrata intelligence a Tripoli) a interrogarsi su quanti siano gli
immigrati, magari di seconda o terza generazione, sedotti dai gruppi
estremisti.
Ma quali sono i meccanismi di questa seduzione? Perché giovani nati e cresciuti in Europa, e magari anche diplomati, come i fratelli Kouachi, provano questa forma di attrazione fatale? "La visione morale dei ferventi adepti - racconta Scott Atran, antropologo e psicologo all'Istituto Jean Nicod di Parigi - è dominata da quello che Edmund Burke chiamava il "sublime": un'attrazione potente e appassionata per quello che il filosofo irlandese definiva lo "squisito terrore", una speciale emozione destata dall'altrui dolore. E dunque, prosegue Atran, non si tratta di un lavaggio del cervello, ma di "un sentimento fisico e viscerale, profondamente ancorato nelle emozioni e nell'identità".
Un processo simile (ma non malefico) a quello che viviamo noi residenti in Libia.che sentiamo forte le nostre Italianità e Regionalità.
L'identità perduta la ritrovano, questi giovani, che magari non hanno nemmeno ricevuto un'educazione religiosa, attraverso un forte senso di appartenenza al gruppo.
Ed è probabilmente tanto più salda quanto più la missione del gruppo appare eroica.
Dunque da una parte appaiono forse velleitarie e strumentali le urla isteriche di chi vorrebbe rispedire "tutti a casa loro" parlando di persone nate e cresciute tra noi, che magari parlano anche con uno spiccato accento Pisano o Genovese. Dall'altra sembra invece indispensabile
Ma quali sono i meccanismi di questa seduzione? Perché giovani nati e cresciuti in Europa, e magari anche diplomati, come i fratelli Kouachi, provano questa forma di attrazione fatale? "La visione morale dei ferventi adepti - racconta Scott Atran, antropologo e psicologo all'Istituto Jean Nicod di Parigi - è dominata da quello che Edmund Burke chiamava il "sublime": un'attrazione potente e appassionata per quello che il filosofo irlandese definiva lo "squisito terrore", una speciale emozione destata dall'altrui dolore. E dunque, prosegue Atran, non si tratta di un lavaggio del cervello, ma di "un sentimento fisico e viscerale, profondamente ancorato nelle emozioni e nell'identità".
Un processo simile (ma non malefico) a quello che viviamo noi residenti in Libia.che sentiamo forte le nostre Italianità e Regionalità.
L'identità perduta la ritrovano, questi giovani, che magari non hanno nemmeno ricevuto un'educazione religiosa, attraverso un forte senso di appartenenza al gruppo.
Ed è probabilmente tanto più salda quanto più la missione del gruppo appare eroica.
Dunque da una parte appaiono forse velleitarie e strumentali le urla isteriche di chi vorrebbe rispedire "tutti a casa loro" parlando di persone nate e cresciute tra noi, che magari parlano anche con uno spiccato accento Pisano o Genovese. Dall'altra sembra invece indispensabile
- approfondire la riflessione su un sistema sociale, economico e culturale che ha fallito due volte, e a lungo termine: non solo non ha integrato chi arriva da scenari di miseria e disperazione, e magari si è anche accontentato di vivere alla periferia del grande Occidente, ma ne ha respinto persino i figli, lasciando che trovassero la loro identità nell'orrore.
- impedire la loro colonizzazione
È questo, che è accaduto in Francia. E sarebbe bene pensarci, per evitare che possa accadere anche qui.
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