Saturday 5 August 2017

LIBYA BTWN FRANCE & ITALY

"In every conflict, regular maneuvers lead to clash and unpredictable victories," said Sūnzǐ, general and Chinese strategist of the 5th century BC. In today's Europe, however, Emmanuel Macron demonstrates and applies this maxim: with the fragile meeting of Paris with President Sarraj and General Haftar for the Libyan solution. A "zombie" move that left many international actors, in particular Italy, one of the protagonists in the area, who had to react not only with a close-knit smile to the gollosis initiative but also with a noisy silence .

Italy, which has always sought to be a protagonist in Libya in the economic and diplomatic fields, has come up with a photo memory that in itself has no real value (given the lack of signatures of the two Libyan government authorities) but Certainly a significant political burden in the era of new imperialism on the African continent. Photo taken while all the Italian feluchi, gathered together with Rome, tried to demonstrate the unity and strategic will to achieve ambitious soft power.

The new French colonialism seems to be anachronistic, but only the setting and the demonstration of domination have been set aside; The narrative has changed, but the effects are still apparent and the results are far from off. Colonialism in globalized sauce is more subtle, but also shared, given the many interests: from the African-Chinese understanding in the economic and military sphere, to the new Marshall plan in German style and to the new French and US roles in the continent.

A series of passages that have changed the genetics of globalization into a form of "political" imperialism veiled by economic interests and stabilization. A sort of "Holy Alliance 2.0" where the rulers, gathered in Brussels, discuss together and jointly to develop a climate of serenity and peace, although in reality everyone in the heart is dominated by an unpressed national revanscism force on the European continent but Completely visible beyond the Mediterranean. I do not think change battlefield and army, while enemies are always the same, either the right path I'm not saying to create a lasting peace but at least to begin solving hiccups.

A hypocrisy of the Old Continent that risks bringing the European integration project to a perfect script as if it were a sort of enlarged Weimar republic, while in the rest of the world a campaign of influence is underway to align new interests and give Opportunity to emerge in new global markets, a case for all Angola with its capital Luanda.

The case of Libya is once again a Game of Thrones saxophone where diplomacy is showing the best of itself to hide the opposing faces of national unity: on the one hand the influences of Russia and the Arab Emirates, On the other, Turkey and Qatar. A battle for European intellectual intelligence that risks giving a distorted view of the facts and scenarios.

The Makronan Empire or the Reich Merkelian are strong cultural manifestations that have very persuasive collective imaginations, but represent not a new colonization, but the protection of their interests in the game of supremacy in the Middle East and Africa.

It is well understood that the Libyan script is not just an economic or political game of "home Europe", but a game that can delegitimize a series of deployed forces that are now also looking for new game scenarios to express Their dominant force and their cultural expansion outside continental contexts.

IN  ITALIAN

“In ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro e quelle imprevedibili alla vittoria”, diceva Sūnzǐ, generale e stratega cinese del V secolo a.C. Nell’Europa odierna invece è Emmanuel Macron che dimostra e applica questa massima: con il fragile incontro di Parigi con il Presidente Sarraj e il generale Haftar per la soluzione libica. Una mossa “lampo” che ha lasciato spiazzati molti attori internazionali, in primis l’Italia, uno dei maggiori protagonisti nell’area, che ha dovuto reagire non solo con un sorriso a denti stretti all’iniziativa gollista, ma anche con un rumoroso silenzio.
L’Italia, che ha sempre cercato di essere protagonista in Libia in campo economico e diplomatico, si è ritrovata con una foto ricordo che di per sé non ha una valenza effettiva (vista la mancata firma dell’intesa delle due autorità governative libiche) ma sicuramente un rilevante peso politico nell’era del nuovo imperialismo nel continente africano. Foto ricevuta mentre tutte le feluche italiane, riunite insieme a Roma, provavano a dare prova di unità e volontà strategica di conseguire soft power ambizioso.
Il nuovo colonialismo francese sembra essere anacronistico, ma è stata accantonata soltanto la scenografia e la dimostrazione di dominio; è cambiata la narrativa, ma gli effetti sono comunque evidenti e gli esiti tutt’altro che scontati. Il colonialismo in salsa globalista è più sottile, ma anche condiviso, visti gli interessi molteplici: dall’intesa afro-cinese in campo economico e militare, al nuovo piano Marshall in veste tedesca e ancora al nuovo ruolo francese e a quello statunitense nel continente.
Una serie di passaggi che hanno mutato la genetica della globalizzazione in una forma di imperialismo “politico” velato dagli interessi economici e di stabilizzazione. Una sorta di “Santa Alleanza 2.0” dove i regnanti, riuniti a Bruxelles, discutono unitamente e congiuntamente per lo sviluppo di un clima di serenità e pace anche se in realtà nel cuore di ognuno domina una forza di revanscismo nazionale inespresso nel continente europeo, ma del tutto visibile al di là del mediterraneo. Non credo che cambiare campo di battaglia ed esercito, mentre i nemici sono sempre gli stessi, sia la strada giusta non dico per creare una pace duratura ma almeno per iniziare a risolvere problemi cogenti.
Un’ipocrisia quindi del Vecchio Continente che rischia di portare il progetto dell’integrazione europea ad una sceneggiatura perfetta come se fosse una sorta di Repubblica di Weimar allargata, mentre nel resto del mondo è in corso una campagna di influenza per allineare nuovi interessi e dare possibilità di emergere a nuovi mercati globali, un caso per tutti l’Angola con la sua capitale Luanda.
Il caso della Libia rappresenta ancora una volta uno scacchiere in salsa “Game of Thrones” in cui la diplomazia sta mettendo in mostra il meglio di sé per nascondere i veti contrapposti all’unità nazionale: da un lato le influenze di Russia ed Emirati Arabi, dall’altra Turchia e Qatar. Una battaglia all’insegna dell’ingenuità intellettuale europea che rischia di dare una visione distorta dei fatti e degli scenari.
L’impero macroniano o il reich merkeliano sono manifestazioni di culture forti che hanno di per sé immaginari collettivi molto persuasivi, ma rappresentano non una nuova colonizzazione bensì la tutela dei propri interessi nella partita della supremazia in Medio Oriente e in Africa.
Si comprende bene quindi che la sceneggiatura libica non è solo un gioco economico o politico di “casa Europa”, bensì una partita che può delegittimare una serie di forze schierate che oggi si trovano anch’esse alla ricerca di nuovi scenari di gioco per poter esprimere la loro forza dominante e il loro espansionismo culturale al di fuori dei contesti continentali.